Il corso di psicomotricità è rivolto ai bambini dai 2 ai 6 anni ed attivabile su richiesta.
La Psicomotricità a La Casa di Titto, con grazie a Chiara Gentile, la nostra Psicomotricista
Da piccola voleva fare la corsara e varcare i mari alla ricerca di un grande tesoro.
Da grande è diventata psicomotricista, prima con la scuola CNRPP di Milano poi con l’università degli Studi di Bergamo e la scuola Kyron. Dal 2011 progetta e conduce laboratori di psicomotricità nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di Milano, Lecco e provincia.
Che cos’è la Psicomotricità
“ll corpo e la psiche integrano l’unità indivisibile della persona.
La Psicomotricità, che già sul piano terminologico, integra i due aspetti psiche soma dell’individuo, può essere definita come lo studio dell’uomo in tutte le sue componenti attraverso una lettura multidisciplinare del corpo, in particolare della motricità: motricità intesa allo stesso tempo come intelligenza, affettività e linguaggio all’interno di una relazione significativa in tutto l’arco di vita umana, in particolare nei primi anni dello sviluppo.”
Queste frasi sono l’introduzione di un testo fondamentale nella mia biblioteca personale, la sintesi di un concetto in cui a volte io stesso mi incarto dopo anni di lavoro nel ruolo di psicomotricista. Mi rendo conto che però che al tempo stesso sono piene di tecnicismi che non la rendono intellegibile per chi nel proprio quotidiano si occupa di tutt’altro.
Proviamo dunque a chiarire che cos’è la psicomotricità e che cosa fanno i vostri bambini durante questo tempo passato insieme.
La psicomotricità è una pratica educativa nata negli anni ’60 in Francia e ha iniziato a diffondersi in Italia circa venti anni dopo. È una disciplina che, attraverso movimento e gioco, aiuta ad armonizzare le emozioni, il corpo e alcuni aspetti cognitivi. I principali obiettivi di quest’attività sono rivolti ad un sviluppo equilibrato ed armonioso dell’identità del bambino (e dell’essere umano più in generale) tramite la conoscenza e la padronanza del proprio corpo e alla capacità di comunicare all’esterno.
La psicomotricità completa l’esperienza educativa e rappresenta per i bambini un’occasione per parlare di sé e della propria interiorità, attraverso il corpo e il movimento che sono le vie privilegiate di espressione. Il movimento del corpo in relazione con l’ambiente è la via per scoprire i propri confini, le proprie possibilità, i propri limiti; è la via per esplorare e costruire l’esperienza spazio-temporale; è il mezzo per conoscere l’altro e condividere con lui le proprie esperienze.
A volte la psicomotricità viene confusa con il “gioco libero” o con “l’attività motoria”, entrambi utili e di valore educativo per la crescita del bambino. In realtà la pratica psicomotoria si differenzia perché prevede un contesto e una metodologia specifica (obiettivi, setting spazio temporale preciso, regole condivise) e soprattutto un’attitudine e uno sguardo consapevole, empatico e profondo sul valore del gioco (e del movimento) del bambino da parte dello psicomotricista.
Nel gioco e nel suo corpo in movimento il bambino esprime la sua competenza motoria, cognitiva, neurofisiologica, psichica, emotiva, la sua storia passata, presente e futura.
Compito della psicomotricista è di creare un contesto per permettergli di esprimere il “suo” mondo interiore. La psicomotricista si mette in ascolto del piacere del bambino, si sintonizza sul suo linguaggio corporeo e di gioco, sul suo processo di apprendimento, permettendo al bambino di viversi protagonista attivo del suo processo di crescita, secondo il proprio stile, la propria originalità, i suoi tempi e le sue competenze.
Il bambino è un essere psicomotorio per eccellenza, perché tutto ciò che fa è globale e alimenta in ogni istante tutte le diverse funzioni che sostengono il suo sviluppo e la sua crescita verso l’autonomia. In quest’ottica la psicomotricità nell’istituzione scolastica pensa e progetta per l’infanzia, non si propone come semplice disciplina ma come stile di insegnamento/apprendimento da integrare e affiancare a quelli preesistenti. Trascende il limite del singolo intervento specialistico, si colloca a fianco delle attività quotidiane (manuali, grafico-pittoriche, logico-matematiche, linguistiche) e ne rielabora i contenuti a partire dalla messa in gioco del corpo, catalizzatore e trasformatore di ogni esperienza. Per imparare a contare si deve prima vivere l’esperienza del riempire e svuotare, prima di riuscire a stare nei margini del foglio da disegno bisogna vivere lo spazio ed imparare i suoi limiti!
La psicomotricità si pone così come intervento interdisciplinare, in sintonia con la dinamica dell’ambiente in cui si attua, ma con un setting ben definito quale la stanza di psicomotricità, all’interno della quale il bambino riconosce uno spazio ed un tempo d’azione ben strutturato e necessariamente distinto dagli altri spazi scolastici. La metodologia a mediazione corporea e lo sguardo psicomotorio consentono anche di realizzare un’azione di osservazione e prevenzione primaria nei confronti di possibili difficoltà evolutive dei bambini. La psicomotricità, nel contesto della scuola e del nido, svolge dunque il duplice ruolo educativo e preventivo, attraverso un’azione al centro della quale si colloca il bambino, con la propria storia e i propri bisogni. Il corpo, attraverso lo psicomotricista, può ritrovare uno spazio e un tempo dove agire, incontrando l’adulto che sa mettersi in ascolto e media,che consente di esplorare, sperimentare, vivere, comunicare, esprimere, modificare, rielaborare. L’azione andrà così a strutturarsi a diversi livelli, portando il soggetto da un corpo vissuto e agito ad un corpo comunicativo, simbolico, pensante.